L'Anfiteatro Campano

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L'anfiteatro Campano o anfiteatro Capuano, è un anfiteatro di epoca romana della città di Capua, oggigiorno sito a Santa Maria Capua Vetere, secondo per dimensioni solo al Colosseo, al quale probabilmente servì come modello essendo stato, verosimilmente, il primo anfiteatro del mondo romano. Fu sede della prima e rinomatissima scuola di gladiatori. Ha un posto di grande importanza nella cultura classica e moderna, e nell'immaginario collettivo a livello mondiale, per essere stato il luogo da cui il gladiatore Spartaco guidò nel 73 a.C. la rivolta che per due anni tenne sotto scacco Roma negli anni immediatamente precedenti il primo triumvirato. Attualmente si trova all'interno della superficie comunale di Santa Maria Capua Vetere, di fronte Piazza I Ottobre. Parte consistente delle sue pietre furono utilizzate dai capuani in epoca normanna per erigere il Castello delle Pietre della città di Capua ed alcuni dei suoi busti ornamentali, utilizzati in passato come chiavi di volta per le arcate del teatro, furono posti sulla facciata del Palazzo del comune di Capua. Dal dicembre del 2014 il museo, l'anfiteatro e il mitreo sono passati in gestione al Polo museale della Campania. Nel 2016 il circuito museale comprendente oltre all'anfiteatro anche antiquarium, Mitreo e Museo ha fatto registrare 41 429 visitatori.

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La Basilica Benedettina

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L'abbazia di Sant'Angelo in Formis si trova in via Luigi Baia 120 a Sant'Angelo in Formis, frazione di Capua. La chiesa abbaziale ha la dignità di basilica minore. La chiesa, dedicata a San Michele Arcangelo, sorge lungo il declivio occidentale del monte Tifata. Inizialmente nei documenti l'edificio è indicato come ad arcum Dianae ("presso l'arco di Diana"), ricordando che sorgeva al di sopra dei resti del tempio dedicato a questa divinità, mentre successivamente ci si riferisce ad esso con le denominazioni ad Formas, Informis o in Formis. L'interpretazione etimologica della nuova denominazione è controversa: da una parte l'ipotesi è che derivi dal termine latino forma ("acquedotto"), e che stia ad indicare la vicinanza di un condotto o di una falda; mentre dall'altra il termine si considera derivato dalla parola informis("senza forma", e quindi "spirituale"). I resti del tempio romano furono rinvenuti nel 1877, e si è notato che la basilica ne ripercorre il perimetro, aggiungendo le absidi al termine delle navate. La prima costruzione della basilica si può far risalire all'epoca longobarda, sulla base dell'ampia diffusione del culto dell'arcangelo Michele presso i Longobardi alla fine del VI secolo. Al tempo del vescovo di Capua Pietro I (925-938), la chiesa fu donata ai monaci di Montecassino, che volevano costruirvi un monastero. La chiesa fu poi tolta ai monaci e ridonata loro nel 1072 dal principe di Capua, Riccardo. L'allora abate Desiderio di Montecassino (il futuro papa Vittore III) decise di ricostruire la basilica (1072 - 1087) e ne rispettò ancora gli elementi architettonici di origine pagana. A lui si devono gli affreschi di scuola bizantino-campana che decorano l'interno e che costituiscono uno tra i più importanti e meglio conservati cicli pittorici dell'epoca nel sud Italia. Al XII secolo sono stati attribuiti il rifacimento del portico antistante la chiesa, con nuovi affreschi, e una ricostruzione del campanile in seguito ad un crollo.

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Il Museo Campano

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Il Museo Provinciale Campano di Capua (noto anche come Museo Campano) è un museo storico dell'antica Campania (poi di Terra di Lavoro e oggi compresa nella Provincia di Caserta), oltre che uno dei più importanti della Campania e d’Italia. Conserva la più importante collezione mondiale di Matres Matutae, dette anche Madri di Capua, provenienti dall'antica Capua, l'attuale territorio del Comune di Santa Maria Capua Vetere e il più grande lapidarium (insieme di epigrafi, steli e lapidi su pietra di epoca sostanzialmente romana) dell'Italia meridionale. È di proprietà della Provincia di Caserta. Istituito con Decreto Reale il 21 agosto del 1869, fu aperto al pubblico il 31 maggio 1874, con sede nel centro storico di Capua in Palazzo Antignano (1450 - 1454), in seguito ampliata fino a comprendere l'adiacente settecentesco ex Monastero della Concezione. Nel 1933 si ritenne opportuno un riordinamento delle numerose collezioni presenti all'interno di esso che fu curato dal prof. Amedeo Maiuri. Il 9 settembre 1943, in piena seconda guerra mondiale, gli alleati anglo-americani bombardarono la cittadina, che riportò gravissimi danni ad abitazioni e monumenti, alcuni dei quali furono rasi al suolo; la stessa sede museale di palazzo Antignano subì danni notevoli alla struttura, mentre le opere furono messe al sicuro, prima dei bombardamenti, grazie all'iniziativa dell'allora direttore Luigi Garofano Venosta. Dal 1945 si procedette ai lavori di ricostruzione, durati fino al 1956, anno in cui avvenne la riapertura. Dopo la riapertura del 1956 furono risistemate le varie sale tanto da riacquistare una nuova immagine e da mostrarsi al pubblico in due reparti: Archeologico e Medioevale in 32 sale di esposizione, tre cortili e un ampio giardino. Fu collocata all'interno la biblioteca di Terra di Lavoro nella quale sono custoditi 70.000 volumi. Una ulteriore chiusura ci fu nel 2009, dovuta a lavori di rammodernamento e riqualificazione funzionale. Il 28 marzo 2012, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il Museo Campano, completamente riqualificato, ha riaperto le sue porte ai visitatori.

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Il santuario di Leporano

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Il Santuario di Leporano è ubicato su di una piccola altura del Monte Grande, propaggine del Monte Maggiore, dalla quale domina il piccolo borgo medievale di Leporano, frazione del Comune di Camigliano, in provincia di Caserta. Il santuario è dedicato a "Maria SS. ad rotam montium", ed è tra i più antichi santuari mariani d'Italia; si trova a nord dell'antico borgo, su una collinetta sassosa a 160 m s.l.m., circondato da secolari ulivi. Il nucleo originario risale all'anno mille. Oggi il santuario è meta di numerosi pellegrinaggi e la sua fama si è diffusa oltre i confini della Campania. Il luogo è tra i più suggestivi di Terra di lavoro, grazie alla lussureggiante natura e assoluta quiete, che rendono il santuario un'oasi di pace e di raccoglimento per i fedeli.Il nucleo originario, risalente all'anno mille, era formato da una piccola cappella che inglobava l'edicola dove è raffigurata la santa Vergine. Il piccolo tempio fu edificato sul luogo dove, si racconta, sia apparsa la Madonna; l'unica strada che conduceva alla cappellina era una mulattiera, che attraversando il Monte Grande, collegava Leporano con il vicino comune di Bellona. La primitiva costruzione venne ampliata nel 1577, come ricorda l'antica iscrizione fissata nell'imponente portale di ingresso.

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